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~ Se una sera all'orizzonte…

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Ballarò

30 venerdì Mar 2018

Posted by paolina campo in Sicilia

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Ballarò, colori, mercato storico, Palermo, profumi, voci

BALLARO

Antonello Blandi, Ballarò

Nel 2016, Antonello Blandi, grafico e designer palermitano, diede un’originale rappresentazione del mercato storico di Ballarò. Nel quadro, personaggi famosi dello spettacolo, della politica o delle “sfere alte” della Palermo bene, sono trasformati in abbanniatori¹, mentre Andrea Camilleri, da uno dei balconi ai piedi della cupola della chiesa del Carmine, osserva e scruta la folla.

Cominciai la mia avventura scolastica a Palermo proprio nei pressi del mercato storico di Ballarò, cuore pulsante di un quartiere normanno il cui nome, Albergheria, indica una terra a mezzogiorno, illuminata da un sole raggiante, e deriva da Albahar, nome con cui i saraceni chiamarono “mare” quel lago così grande e vasto dentro la città, probabilmente formato dall’incontro di due fiumi, il Papireto e il Kemonia, ricco di pesci e circondato da un muro adorno di barchette d’oro e d’argento. Il mercato era allora frequentato da mercanti arabi che da Bahlara, villaggio nei pressi di Monreale, popolavano ogni giorno il quartiere dell’ Albergheria per vendere, comprare, litigare e scendere a patti.

Quanto basta per immaginarsi in una storia da Mille e una notte.

In una delle case dell’antico rione nacque Giuseppe Balsamo, conte di Cagliostro come si fece chiamare in seguito. Figlio di un mercante di stoffe, fu alchimista, mago, avventuriero, falsario, guaritore e, durante il secolo dei lumi, trascorse la sua vita girovagando in lungo e in largo per le corti di tutta Europa. La sua vita e la sua morte sono avvolte dal mistero e, secondo una leggenda popolare che circolava tra le vie del quartiere dell’ Albergheria, il suo corpo era arrivato in Sicilia e sepolto in una nicchia delle catacombe dei Cappuccini a Palermo.

Andavo e tornavo da scuola attraversando voci, colori, misteri conditi da profumi di una tradizione che resisteva al tempo. Bancarelle cariche di frutta, verdure, spezie e aromi si alternavano a quelle del pesce, della carne, delle olive, delle conserve, del pane e poi, tra la baraonda di parole gridate che saltellavano scoppiettanti tra la merce esposta, se ne sentiva qualcuna che, attraversando il mercato con flemma indicibile, portava con sé un odore forte, come di pizza riccamente condita.

-Cavuru, cavuru è!²-

Ma come? Faceva già caldo! Un uomo trainava a mano il suo carretto e ignaro del trascorrere delle stagioni, attirava la gente con la sua voce e il forte profumo di focaccia, salsa di pomodoro, cipolla, formaggio, mollica attraversava le narici e inebriava la mente tanto che, anche in estate, lo sfincione si preferiva al cono gelato.

E poi panelle e crocchette di patate gialle come il sole e panini con la milza cotta nella sugna bollente come la terra di mezzogiorno… lanciavano il loro invito da bottegucce affollate di gente, che ogni giorno transitava per il mercato di Ballarò.

-Che mangiamo stasera?-

-Niente, vai a Ballarò e prendi quattro panini con panelle e crocchè.-

E quel niente si condiva di forti sapori e intensi profumi.

¹Urlatori
²-Caldo, caldo, è!

Nuvole

01 sabato Ott 2016

Posted by paolina campo in pensieri

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casa, colori, sogni

Sembra che le nuvole viaggino con un grande desiderio:

tornare a casa.

E la loro casa è lì, dove abitano i sogni.

Dove un soffio di vento è come un’antica carezza;

dove la mente è attraversata dalle note di campane festose;

dove sorridere al mondo è semplice, è naturale;

dove bellezza fa rima con freschezza

e colore fa rima con ardore.

Tornare a casa,

alle esigenze del cuore,

alla luce che investe senza però fare male,

a sguardi sereni e mani accoglienti,

a lampi  di incanto e tuoni di gioia.

Tornare a casa.

Dove le strade coperte di libri da attraversare,

non trovano muri ma parole da imparare

e il cielo, come unico ponte sui colori del mondo.

Tornare a casa,

in quella casa che è cielo, che è aria, che è acqua

e colore tutto intorno.

 

 

 

 

Il gabbiano triste

12 martedì Lug 2016

Posted by paolina campo in pensieri

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cielo, colori, mare, nuvole, pensiero

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Gli facevano compagnia il sole, il vento e la brezza del mare. Da quando quel giorno non volò più, pensò che voleva essere qualcos’altro. Voleva diventare un’onda. Aveva attraversato il cielo e incontrato le nuvole e dall’alto aveva osservato le onde del mare che alternavano movimenti e suoni mai uguali e sempre vivi ed intensi. Raccontavano, le onde, di sirene incantatrici, valorosi soldati; di intrepidi navigatori e terribili pirati; di uomini, donne, bambini in cerca di un posto sicuro.  Raccontavano la favola del mare che si allungava sulla riva per consegnare al mondo le sue storie e donare ogni volta un abbraccio, un pensiero. Come se il mare avesse in sé la magia di portare a riva un monito, una speranza e trascinare via le cose cattive del mondo. Il gabbiano aveva smesso di volare quel giorno e attendeva paziente e fiducioso di ascoltare l’anima del mare. Certo, non era più tanto giovane, ma la sua mente era ancora vivace e i suoi ricordi erano sempre lì a fargli compagnia. Ma cominciava a sentire una strana tristezza. Era come se si fosse allontanato, non da qualcosa o da qualcuno. No. Era come se si fosse allontanato da sé stesso  e non riusciva più a trovarsi.

-Ecco, forse sono quell’onda. Forse, come onda sarò più felice.-

Un’onda più grande delle altre gli si avvicinò e con voce leggera gli soffiò nella mente qualcosa. Se fosse diventato un’onda, non avrebbe più volato; se lui era un gabbiano, se aveva il manto bianco come quelle onde che tanto amava e gli occhi azzurri come il cielo ed il mare, era perché faceva parte di quell’abbraccio immenso che è la vita. Non era necessario diventare qualcos’altro per trovarsi, bastava porre attenzione al suo tempo, al suo essere un insieme di tante avventure.

-Ehi! Sai che la forma di quel masso dove poggi le zampine ricorda uno dei problemi classici dell’antichità che doveva servire a salvare gli ateniesi dalla peste¹?-

Il mare sapeva tante cose! Il gabbiano, incuriosito, si mise di nuovo alla ricerca, questa volta non di sé stesso, ma di qualcosa che lo avrebbe fatto sentire orgoglioso di quello che era.

¹Duplicazione del cubo o problema di Delo. Nel 429 a. C. la peste decimò la popolazione ateniese. Fu mandata allora una delegazione all’oracolo di Delo per interrogarlo su come potere scongiurare l’epidemia. L’oracolo rispose che era necessario raddoppiare l’altare cubico di Apollo.

CoLoRe

09 lunedì Mag 2016

Posted by paolina campo in pensieri

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colori, Etna, nuvole, vento

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Arrivò prepotente il vento e scombinò l’aria e le nubi, gli alberi e le piante, la terra e il cielo. Tutto divenne scuro. Sembrava che il vento avesse portato con sé tanti piccoli granelli di sabbia, disperdendoli attorno alla montagna e sopra di essa, lasciando qualche sprazzo di luce che illuminava quel grigio. E sembrava che gli altri colori fossero fuggiti, avessero preso una pausa dal loro esagerato splendore. Rimasi comunque incantata, e anche quel grigio mi piacque.

 

Bellezza

26 martedì Apr 2016

Posted by paolina campo in pensieri, Salina

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bellezza, cielo, colori, mare, nuvole, Salina

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Azzurro, come il mare dove si vorrebbe annegare

per soddisfare quel pazzo desiderio d’immenso.

Bianco, come le onde che svelte corrono verso la riva

per rinnovare un amore che mai può finire.

Grigia la roccia che è  forte come una madre

che attende paziente il ritorno di un figlio.

Giallo, come il sole al tramonto

in una giornata ventosa che ha disperso nell’aria i suoi mille colori.

Celeste, come il cielo abitato da nuvole nomadi

che portano in seno antiche canzoni.

Bellezza.

 

Il pittore di nuvole

20 mercoledì Gen 2016

Posted by paolina campo in libri

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colori, danza, mattina, nuvole, sogno

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Il giorno dopo la festa, Assunta si era svegliata con una grande agitazione nel cuore.

Aveva fatto un sogno strano. Si vide smarrita tra i sentieri di una grande montagna che sembrava cambiare colore al mattino, a mezzogiorno e alla sera.

Presso il pendio della montagna un piccolo uomo danzava leggero: un passo avanti, un ondeggiare del busto e poi ancora un passo. Danzava e con entrambe le mani teneva un lungo pennello che intingeva in una delle sorgenti che si affacciavano dalla roccia e poi lo portava al cielo. Si muoveva tra latte di colore diverso: bianco, rosa, arancione, violetto, grigio…e dipingeva. Dipingeva nuvole.  

-Chi sei?-chiese Assunta-Ti prego! Rispondimi! Sto cercando il mio Vincenzo. Dov’è? E’ tra le tue nuvole?-

Ma egli continuava a dipingere e danzare. Poi si girò verso di lei.

-Vincenzo!-gridò. E si svegliò.

(Paolina Campo, A FINE GIORNATA, A&B editrice, 2015, pag.44)

Ultima pubblicazione, A FINE GIORNATA

27 sabato Giu 2015

Posted by paolina campo in Salina

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A FINE GIORNATA, colori, dipinti chiesa madre di Malfa, sole, Virgilio lo Schiavo

ZOM

Un lavoro storico, etnoantropologico quello affrontato con A fine giornata, immaginando di camminare lungo la strada dei miei ricordi legati alla chiesa di san Lorenzo, come un punto che fluttua nel mare della mia memoria. Navigando lungo le note dell’orologio della chiesa mi sono trovata come dentro un quadro dove tutto è legato a tutto, dove la storia dei miei ricordi si è intrecciata con le storie che avvolgono la chiesa madre di Malfa. Ho fatto amicizia con un pittore, Virgilio Lo Schiavo, inconsapevole compagno della mia infanzia quando entrando in chiesa mi lasciavo accogliere da qualcuno che per me era già passato e che “ha vissuto con molto piacere e entusiasmo e ha portato sempre nelle vene l’amore per le isole Eolie”, come ha voluto sottolineare la figlia del pittore, la dottoressa Alanna Horan che vive in Australia e che con grande gentilezza e spontaneità ha risposto ad alcune domande che le avevo inviato via mail. La storia dei dipinti all’interno della chiesa inizia con un dono. Era l’estate del 1931 e l’artista eoliano inizia a costruire un modello in legno del disegno preparatorio all’opera da realizzare nella volta absidale della chiesa di Malfa. Virgilio parla con Assunta, personaggio immaginario che si inserisce nel racconto della vita del pittore e per tutto il romanzo concentrerà su di sé le gioie, le sofferenze, i sogni, le speranze di chi è cresciuto tra i campi spinosi dei capperi, belli, illuminati da un sole artista del cielo.

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